Dieta per la tiroide: la soia

Dieta per la tiroide: la soia

La soia e i prodotti derivati dalla soia e/o contenenti soia hanno una azione spiccata funzionale sull’organismo. Per questo possono essere abilmente sfruttati in nutrizione funzionale, principalmente con l’intento di aumentare il livello di estrogeni circolanti.

Tuttavia bisogna prestare attenzione, perché la soia, e in particolare gli integratori che contengono soia, possono avere ripercussioni negative sulla tiroide, come è stato evidenziato da questo recente studio, che ha mostrato un meccanismo fino ad ora nascosto attraverso cui questo si verifica.

The Effect of High Dose Isoflavone Supplementation on Serum Reverse T3 in Euthyroid Men With Type 2 Diabetes and Post-menopausal Women. Thozhukat Sathyapalan et al. Frontiers in Endocrinology, 22 November 2018.

Ci siamo ispirati a questo interessante articolo scientifico per iniziare a sviscerare questo argomento.

Introduzione: la tiroide e la soia

Il consumo di prodotti derivati dalla soia è aumentato negli ultimi anni grazie ai potenziali benefici sulla salute che sono stati evidenziati, principalmente dovuti agli isoflavoni della soia. Questo ha portato allo sviluppo di integratori e supplementi alimentari a base di isoflavoni e alla fortificazione di cibi con isoflavoni della soia.

Non solo: per qualcuno, e magari anche per te, il consumo di prodotti derivati dalla soia è diventato un “atteggiamento” salutistico, dal momento che consente di introdurre proteine SENZA consumare il latte vaccino (nel caso del latte di soia) o proteine di origine animale (nel caso della dieta vegetariana).

È noto come gli isoflavoni della soia potrebbero esercitare un’azione protettiva sul cancro della mammella e della prostata, l’osteoporosi, le malattie cardiovascolari, e alleviare le vampate di calore e alcuni sintomi della menopausa.

Ad ogni modo ci sono evidenze che, in individui suscettibili, la soia potrebbe esercitare effetti negativi sulla funzionalità della tiroide.

La soia non è amica della tiroide. C’è poco da fare…

I meccanismi attraverso i quali gli isoflavoni della soia potrebbero interferire con la funzione tiroidea non sono chiari, ma è importante cercare di capirli visto l’ampio utilizzo di questi prodotti e la diffusione della patologie della tiroide.

Studi sugli animali hanno suggerito che gli isoflavoni della soia:

  1. potrebbero interferire con la funzionalità tiroidea attraverso una inibizione della tiroide tireoperossidasi (TPO)
  2. potrebbero inibire l’attività delle deiodinasi di tipo 1 e 2, il che potrebbe interferire con le concentrazioni degli ormoni tiroidei T3 e T4, nonché agire sulla deiodinasi 3, agendo sui livelli di T3 reverse.
  3. Gli isoflavoni favoriscono la sintesi di estrogeni. Non bisogna dimenticare come gli estrogeni competono con gli ormoni tiroidei per la navette che trasportano gli ormoni nel sangue.
    Più estrogeni ci sono meno disponibilità di navette ci sarà per il trasporto degli ormoni tiroidei dalla tiroide ai tessuti periferici: questo può determinare una carenza di ormoni tiroidei tissutali e sintomi di ipotiroidismo.
    Tutto questo può essere favorito dai fito estrogeni e dagli isoflavoni della soia.

In questo articolo recentemente pubblicato su Frontiers in Endocrinology The Effect of High Dose Isoflavone Supplementation on Serum Reverse T3 in Euthyroid Men With Type 2 Diabetes and Post-menopausal Women. Thozhukat Sathyapalan et al. Frontiers in Endocrinology, 22 November 2018, sono stati esaminati gli effetti degli isoflavoni della soia sul Reverse T3 (rT3 o 3,3′,5′-tri-iodothyronine) in due studi che hanno coinvolto 400 pazienti.

Materiali e metodi

  • Lo Studio 1 è stato uno studio randomizzato in doppio cieco effettuato su 200 uomini con diabete di tipo II e durato 3 mesi.
  • Lo Studio 2 è stato uno studio randomizzato in doppio cieco effettuato su 200 donne in post menopausa e durato 6 mesi.

I partecipanti ad entrambi gli studi sono stati divisi in due gruppi:

  1. Nel primo era prevista l’integrazione con uno snack bar contenente 7,5 g polvere proteica di soia isolata CON 33 mg di isoflavoni somministrato due volte al giorno tra i pasti (15 g di proteine di soia e 66 mg di isoflavoni al giorno).
  2. Nel secondo era prevista l’integrazione con 7,5 g di soia isolata proteine somministrate due volte al giorno (15 g di proteine di soia al giorno SENZA isoflavoni al giorno) come controllo.

L’introduzione di isoflavoni con la dieta nelle diete delle popolazioni asiatiche è stata stimata essere in un range che va da 30-50 mg al giorno mentre nei paesi occidentali all’introduzione isoflavoni andrebbe da circa 2 a 16 mg per vegetariani. Ad ogni modo, il dosaggio di 66 mg di isoflavoni usati nello studio è considerato essere un range farmacologico utilizzato per questo scopo dello studio in sé.

Risultati

In entrambi gli studi si è verificato un significativo aumento di T3 reverse (rT3) dopo tre mesi di supplementazione con questi elevati dosaggi di isoflavoni, mentre i valori di T3 reverse (rT3) non si sono modificati con l’assunzione di sola soia, suggerendo che è la componente con isoflavoni che responsabile per i cambiamenti della rete T3 reverse che si sono osservati.

La popolazione supplementata con gli isoflavoni della soia, ha mostrato un incremento della concentrazione di rT3 sia negli uomini 0.41(0.12) vs. 0.45 (0.14) nmol/L che nellle donne 0.33 (0.12) vs. 0.37 (0.09) nmol/L a 3 mesi comparati con quella che non ha utilizzato la supplementazione, anche dopo 6 mesi

I livelli di TSH (Thyroid stimulating hormone) sierico sono aumentati mentre le concentrazioni di Tiroxina libera (fT4) sono diminuiti nei tre mesi con la supplementazione di isoflavoni rispetto a quelli senza, sia negli uomini che nelle donne.

Il Reverse T3 era correlato con in TSH in entrambi gli studi (p = 0.03) ma non con FT3 ed FT4.

I Livelli di FT3 non ha mostrato differenze nella popolazione con o senza integrazione di isoflavoni.

Nello studio 2 che ha coinvolto le donne menopausa T3 reverse è diminuito fino ai valori di base dopo sei mesi di supplementazione con integratore, suggerendo i cambiamenti indotti all’isoflavoni sono transitorie e ritornano a valori normali come prima del trattamento in un periodo di sei mesi.

In entrambi gli studi, si è verificata una riduzione dell’FT4 e un corrispondente aumento del TSH, suggerendo che l’asse ipotalamo ipofisi tiroide è rimasto intatto.

La dose e la durata della supplementazione con isoflavoni della soia potrebbe non essere sufficiente a determinare una diminuzione anche dall’FT3, considerando il fatto che la maggior parte del T3 deriva dalla conversione extra tiroidea grazie all’azione della 5′-deiodinase di Tipo 1 e Tipo II.

Inoltre la supplementazione con isoflavoni della soia potrebbe aumentare l’eliminazione epatica del T4 attraverso l’induzione epatica dell’enzima, come frequentemente viene osservato per farmaci e xenobiotici, mentre la concentrazione di T3 sierico rimane costante.

La risposta uniforme nei due gruppi con l’aumento della T3 reverse in risposta ad elevati dosaggi di isoflavoni, potrebbe suggerire che questo cambiamento non è idiosincratico.

Da sottolineare come il cambiamento nei livelli di T3 reverse con la supplementazione di isoflavoni era simile negli uomini con diabete di tipo II e nelle donne in post-menopausa, il che potrebbe escludere effetti legati solo al diabete o alla menopausa.

Il T4 sierico è metabolizzato all’ormone attivo T3 o all’ormone in attivo T3 reverse in modo reciproco a seconda delle relative azioni sui tessuti della deiodinasi di tipo uno o di tipo tre.

Discussione

La spiegazione dell’aumento del T3 reverse visto in questi studi non è univoca.

Una delle principali sorgenti di T3 reverse è la conversione periferica della tiroxina (T4) a T3 reverse. L’enzima responsabile di questo si chiama deiodinasi di tipo 3.

Si potrebbe allora ipotizzare che gli isoflavoni potrebbero attivare la deiodinasi di tipo 3, ma non ci sono dati sulla diretta stimolazione dell’espressione di alcun tipo di deiodinasi da parte degli isoflavoni.

La degradazione del T3 reverse è principalmente dovuta all’azione della deiodinasi di tipo 1 (epatica e renale), ma anche della deiodinasi di tipo 2.

Un’altra plausibile spiegazione potrebbe essere che gli isoflavoni, in modo transitorio, inibiscono la deiodinasi di tipo 1 e o la deiodinasi di tipo 2, che potrebbe portare ad un accumulo di T3 reverse nel sangue.

La breve emivita e il rapido turn-over del T3 reverse potrebbe determinare questi cambiamenti transitori e gli effetti dei flavonoidi sulle deiodasi e sulla transretina potrebbero manifestarsi come variazioni delle concentrazioni seriche di T3 reverse, che è meno legato alla distribuzione delle proteine sieriche rispetto al T3 e al T4 .

Ci potrebbero essere meccanismi multipli attraverso quali gli isoflavoni agiscono sul metabolismo, la distribuzione e /o il trasporto degli ormoni tiroidei con una complessità che necessita di ulteriori delucidazioni.

Non è chiaro se gli effetti degli isoflavoni possono essere differenti fra pazienti con e senza patologia tiroidea autoimmune.

Il T3 reverse (rT3)

È bene ricordare come il R3 Reverse (rT3) funzioni come il “FRENO” del metabolismo, ovvero lo rallenti.

Il “T3 Reverse” è un ormone tiroideo che viene prodotto da tutti e si chiama così perché chimicamente ha una forma “quasi” speculare al T3 (da cui il nome Reverse).

Questa sua struttura, simile al T3, fa si che sia in grado di occupare gli stessi recettori (non rendendoli più disponibili al T3, l’ormone clinicamente attivo). L’rT3 è un ormone inattivo e non è in grado di stimolare il metabolismo e anzi un suo eccesso lo può addirittura rallentarlo (perché occupa i recettori del T3). Il suo scopo è proprio questo: evitare un eccesso di T3.

Un eccesso di rT3 rispetto al T3 e un rapporto FT3/rT3 alterato può determinare sintomi da IPOTIROIDISMO anche se gli altri esami di routine (TSH, FT3 ed FT4) sono nella norma.

Livelli circolanti ridotti di FT3 sono un marcatore importante di cattiva salute specialmente in un contesto in cui sono associati ad elevati livelli di T3 reverse.

Invecchiamento e T3 Reverse

Alcuni studi hanno evidenziato che, in una popolazione di ANZIANI, le concentrazioni sieriche di rT3 aumentavano con l’età e la presenza di comorbilità.

Elevate concentrazioni di T3 reverse negli anziani potrebbero essere determinati da una diminuzione metabolismo periferico degli ormoni tiroidei dovuto al processo di invecchiamento di per sé e/o ad una malattia e potrebbero riflettere uno stato catabolico.

Invece, il digiuno o una alimentazione con un ridotto introito calorico, l’esposizione al freddo, e anche a infezioni o a malattie infiammatorie sono sufficienti a ridurre FT3 ed aumentare le concentrazioni di T3 reverse in individui altrimenti sani.

In uno studio effettuato su una coorte di individui anziani, le concentrazioni di T3 reverse erano associate ad un aumento della mortalità per tutte le cause di malattia durante i nove anni il follow-up, suggerendo che il T3 reverse potrebbe essere un marcatore più sensibile dell’FT3 per le malattie non tiroidee.

Al contrario, non sono state rilevate associazioni significative con la mortalità per FT3, FT4, e TSH.

Tuttavia esistono studi che evidenziano come la soia possa interferire con l’assorbimento dello iodio e quindi indirettamente con la sintesi di ormoni tiroidei.

Chi assume farmaci per l’ipotiroidismo, come la levotiroxina sodica o la tiroide secca, dovrebbe porre particolare attenzione nell’assunzione di prodotti a base di soia, in quanto è dimostrato che la soia può interferire con l’assorbimento del farmaco.

L’assunzione concomitante del farmaco e di prodotti a base di soia (come il latte di soia) quindi è sconsigliata. Se proprio non si riesce a farne a meno o non si trova un alimento sostitutivo è preferibile ritardare l’assunzione dei derivati della soia di almeno 4-5 ore rispetto all’assunzione del farmaco.

Conclusione

In conclusione questi studi hanno dimostrato che gli isoflavoni della soia hanno determinato un transitorio aumento dei livelli di rT3 nei primi tre mesi, sebbene sono tornati ai livelli normali dopo 6 mesi.

Il meccanismo per cui questo avviene sarebbe legato ad una inibizione transitoria degli enzimi deiodinasi 1 e/o deiodinasi 2 per i primi 3 mesi o a una inibizione della deiodinasi 3, che genera Reverse T3 dal T4, a 6 mesi.

Questi cambiamenti si rispecchiano nelle concentrazioni di TSH, che suggeriscono che elevati dosaggi di isoflavoni della soia potrebbero transitoriamente peggiorare l’omeostasi della tiroide e potrebbero impattare sulla salute generale durante questo periodo di tempo.

L’importanza di questo studio deriva dalla dimostrazione dell’influenza di supplementi a base di soia sui livelli di T3 reverse.  È questo un ormone ancora misconosciuto ma responsabile in maniera determinante dell’omeostasi del complesso tiroideo e della funzionalità cellulare e mitocondriale.


Scarica il nostro ebook gratuito

Scarica l'ebook gratuito Tiroide360