Un valore di TSH "normale" significa che la Tiroide è sana?

Un valore di TSH "normale" significa che la Tiroide è sana?

I due errori sulla valutazione del valore di TSH

Uno dei più grandi errori della Medicina è quello di considerare il TSH come se fosse l’unico esame indicatore della funzionalità della tiroide.

Negli articoli di questo blog e sull’Ebook di tiroide360 è ben descritto come, per aver chiaro il funzionamento della tiroide e del complesso tiroideo, sia opportuno eseguire anche altri accertamenti diagnostici.

Il secondo errore che viene commesso è quello di considerare “normale” il TSH semplicemente perché è all’interno dei valori di riferimento.

Cerchiamo di capire perché…

L’ampiezza dei valori di riferimento del TSH (Thyroid Stimulating Hormone), un ormone prodotto dall’ipofisi in risposta ai livelli di ormoni Tiroidei nel sangue, è notevole.
Questo intervallo varia a seconda del laboratorio ed è generalmente compreso fra 0.35 mcU/ml e 5 mcU/ml, con una ampiezza di oltre 10 volte fra il valore minimo e quello massimo.

Il punto cruciale è che all’interno dell’intervallo di riferimento il TSH non ha sempre lo stesso significato.

In altri termini: il fatto che il TSH sia 0.36 oppure 4.9 mcU/ml non è irrilevante.

Sembra una considerazione ovvia e di buon senso ma di fatto non è così se la maggior parte dei medici considera ancora “normali” i valori all’interno dei range di riferimento.

Valore Ormonale Ottimale

Per il TSH, come per gli altri ormoni, è fondamentale il concetto di Valore Ormonale Ottimale, ovvero il valore ormonale che si associa ad una tiroide sana e ben funzionante , che consente un buon grado di energia ed equilibrio metabolico, in assenza di segni di ipo oppure iper funzione.

Il valore ormonale ottimale del TSH non è univoco nelle diverse classificazioni internazionali, ma si attesta su valori intorno a 1/1.5 mcU/ml.

Oltre i 2.5/3 mcU/ml si supera il livello di attenzione e diventano opportuni approfondimenti clinici (es. visita medica, studio attento dei segni e dei sintomi  del paziente) e di laboratorio ulteriori.

Secondo alcuni autori americani quando il TSH supera i 2.5/3 mcU/ml sarebbe opportuno ricercare gli auto-anticorpi anti Tireoperossidasi (anti-TPO) e anti Tireoglobulina (anti-TG) per poter individuare precocemente una eventuale Tiroidite di Hashimoto.

Se si interviene precocemente si possono evitare danni maggiori alla tiroide e, almeno in qualche caso, anni di sofferenza o di una vita non soddisfacente al paziente.

In questo modo si potrebbe intraprendere una una terapia appropriata, non necessariamente sostitutiva, per la tiroide prima che il suo tessuto sia irrimediabilmente distrutto.

Troppo spesso gli accertamenti di laboratorio e l’ecografia della tiroide vengono eseguiti solo quando la ghiandola è stata profondamente compromessa nella sua struttura.

Poi è facile:

  • prendere atto della situazione,
  • dire che si tratta di una Tiroidite di Hashimoto,
  • che l’esordio della tiroidite è stato paucisintomatico (con pochi sintomi) o asintomatico e per questo irriconoscibile,
  • che non si sa quando è avvenuto,
  • che non si sarebbe potuto fare altro se non…
    iniziare la terapia sostitutiva con un farmaco tiroideo come la Levotiroxina (es. Eutirox, Tirosint, Tiche, etc.) come da protocollo per alleviare i sintomi e soprattutto per far rientrare nel range il livello di TSH.

Siamo sicuri che davvero prima non si poteva fare nulla prima e che non vi era alcun segnale di questa malattia?

Siamo sicuri che sia irrilevante agire sull’immunità e l’autoimmunità, con gli strumenti che abbiamo a disposizione?

Siamo sicuri che sia inutile agire sullo stile di vita, sulla nutrizione, sul microbiota con approccio a 360 gradi alla tiroide e al malato?

Questo è un approccio profondamente diverso da quello che prevede solo di effettuare il solo TSH Reflex, naturalmente. Anche le linee guida dell’endocrinologia e della medicina tradizionale sono molto diverse.

Si parla di ipotiroidismo subclinico quando il TSH è compreso fra 4.5 e 10 mcU/ml e di ipotiroidismo franco quando è maggiore di 10 mcU/ml.

In questi casi sono indicati altri accertamenti oltre al TSH e una terapia sostitutiva con Levotiroxina (LT4).

La visione è molto diversa: si tratta di prescrivere  un farmaco sostitutivo (LT4) per una malattia conclamata, secondo un protocollo uguale per tutti, con l’intenzione di gestire i sintomi dell’Ipotiroidismo.

Siamo nell’era della medicina di precisione e questo sembra un atteggiamento obsoleto. Fra le motivazioni principali che lo sostengono vi sarebbe quello del risparmio economico.

Se è condivisibile il fatto che bisogna evitare sprechi e prescrivere esami inutili, diverso è non ascoltare il paziente e non tenere conto delle evidenze che ogni medico clinico può osservare sui malati, anche perché ci possono essere soluzioni in grado di migliorare nettamente la prognosi e la qualità di vita del paziente.

 


Scarica il nostro ebook gratuito

Scarica l'ebook gratuito Tiroide360